Lucca Comics 2017




Debbo a mio padre la passione per i fumetti. Ricordo ancora quando il Lucca Comics era poco più di un mercatino di scambio tra appassionati, ghettizzati nel Palazzetto dello sport come omosessuali negli anni '50. Ancora non mi spiego come quell'arcigno e severo individuo potesse covare tale umana debolezza.
E' sabato. Sicuramente ci sarà un casino dell'ottanta. Sai che faccio?! ci vado in bici. Alle 11 spaccate parto dal Parcheggio della Serezza (Vicopisano) e mi incammino di gran lena lungo via della Verruca. Oggi le gambe girano alla grande. Riesco persino a spararmi tutto il Lombardona sui pedali!! C'è parecchio movimento di bikers su per i monti, una fauna molto variegata: quelli improvvisati della domenica con la graziella, gli XCisti duri e puri (con la loro da faccia da culo che "non ti saluto perchè sennò mi rovino il kom"), gli enduristi dell'ultim'ora con gli integrali sulle carrarecce. Vabbuò. Passo il Cascetto, la Bisantola e mi dirigo da Campo Croce sul versante Lucchese (Monte Le Corna). Sulla discesa che porta verso Coselli, devio a SX: è da un pezzo che punto il sentiero 118. L'imbocco è sul lato destro del cancello di una Villa che chiude la strada principale. Il primo tratto è pedalabile, successivamente diventa un tappeto di aghi di pino e felci color rame che rendono difficile l'individuazione della traccia principale, non vi sono segnapassi, potrete seguire solo le cartucce in terra lasciate dai cacciatori. Segue una ulteriore digressione in mezzo agli abitati ma alla fine, guadando un fossato, ritrovo l'asfalto. Con i coglioni un pò girati mi affretto sulla provinciale in direzione Pontetetto: sono già le 3, ho una fame ammazzo e sono tutto un graffio, porco***! 
Nel bordello del Lucca Comics il mio calzino fucsia passa del tutto inosservato. Guadagno 2 metri quadri di prato in Zona Porta S.Pietro e mi rifocillo gustandomi il caleidoscopio di costumi multicolori. Muoversi è assolutamente impossibile, persino il caffè mi è precluso. Decido quindi di ripartire, imboccando la via degli Acquedotti, che permette di raggiungere in quattro e quattrotto i monti costeggiando l'imponente opera edile. Risalendo il bellissimo sentiero delle Parole d'oro parte il secondo porco*** della giornata: la strada è completamente chiusa da un grosso albero caduto. Tornare indietro mai! come un merdaccino mi arrampico sulla sponda fangosa e in posa plastica, al limite dello smottamento, recupero la bici col mignolo di sx. 
Tutto merdoso e con quel che rimane delle gambe, riprendo a salire verso Santallago. Le Apuane in lontananza mi guardano severe. Sono le 5 passate. Il sole è tramontato. Con la luce se ne va pure l'ultimo barlume di lucidità. E' buio, ho freddo, sono stanco, sono solo e mi sento solo.....in compenso però la nebbia non manca! 
Come ninja raggiungo i tavoli del ristorante della Tenuta; sono talmente improbabile lì a quell'ora che la barista dà per scontato che voglia abusare di lei, poi mi guarda i calzini fucsia e subito si tranquilizza. Faccio merenda, mi drogo, mi metto il termico e scendo a cannone l'asfaltata che porta giù a Buti. Dopo 200 metri sono un blocco di ghiaccio: cappezzoli irti stile calendario Pirelli, paresi facciale e mignolo sinistro in cancrena. Poco prima di morire, devio su sterrata seguendo le indicazioni per PRATO a GIOVO. La discesa in costa sulla vallata nera su cui si incastonano le luci dei pochi abitati è qualcosa di emozionante: è un sentire primitivo, soli e soggiogati dalla natura, una sottile paura che è come una droga sottopelle, ne senti il bisogno. Con spirito ritrovato e temerario scendo rapido sugli abitati di San Jacopo. 5 minuti di asfalto e raggiungo il parcheggio della Serezza. Sono sporco, senza un dito, con l'ano devastato e il mal di gola, ma vivo.......straordinariamente vivo.

66km 2400m+



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